La storia della Ceramica Pera

La storia della Ceramica Pera può essere divisa in quattro periodi corrispondenti ad altrettanti momenti della storia familiare dei Pera.

ANGELO PERA : 1859 – 1881

Nel 1859 Angelo Pera, che insieme al padre Isidoro svolge come attività principale quella imprenditore edile e accollatario di lavori edili e stradali per la Camera Comunitativa di Pisa, decide di intraprenderne una nuova affiancandola alla attuale.
Dopo la morte dei fratelli Angelo, Antonio e Andrea Renzoni, avvenuta tra il 1858 ed il 1859, e la conseguente cessazione della attività della loro fabbrica, Angelo Pera, che abita anche lui con la famiglia nello stesso sobborgo di San Michele degli Scalzi, decide di rilevare la loro attività.

Prende in affitto dagli eredi Renzoni i loro locali ed i macchinari continuandone lo stesso tipo di produzione.

Nasce così nel 1859 la “Angelo Pera” fabbrica di terraglie all’uso inglese e comuni.

Nel 1875 la Ceramica Pera dispone anche di una ruota idraulica per la lavorazione delle terre lungo il Fosso Macinante. in via Santa Marta, accanto a quella dei concorrenti Fratelli Palme,

ANGELO PERA & FIGLI S.d.F. : 1881 – 1934 

Dal 1881 iniziano a collaborare con il padre anche due dei suo figli Attilio e Oreste ed insieme costituiscono la “Angelo Pera e figli s.d.f.”.

Degli altri quattro figli di Angelo due intraprenderanno la professione medica e due li troveremo dopo qualche anno inseriti, come comproprietari, in altre due fabbriche di ceramica con sede nello stesso sobborgo di San Michele degli Scalzi a Pisa. Qui di seguito un breve cenno.

Emilio Pera costituisce, con lo zio Florido Matteucci, la Pera e C. (1883 – 1896).

Pilade Pera, anche se farmacista, costituisce, con uno dei figli Renzoni, la  Renzoni e C. (1884 – 1886). Nel 1885 muore Pilade Pera ed a fine dell’anno successivo l’attività viene rilevata da Alberto Brancolini con la ragione sociale di “A.Brancolini & C.” (1887 – 1892).

Ma torniamo alla “Angelo Pera e Figli“.
In quegli anni della seconda metà del milleottocento hanno buon successo le produzioni “all’uso inglese”, cioè oggetti di terraglia che riproducono quei disegni orientaleggianti che sono tanto di moda in Inghilterra. Questi modelli, Non esistendo copyright, possono tranquillamente essere riprodotti da tutte le altre fabbriche europee. Così accade anche in Italia, sia nelle manifatture di Laveno, di Mondovì, di Milano, ecc, e, naturalmente, anche a Pisa.

Vengono maggiormente realizzati i modelli “Willow”, “Colandine”, “Corella”, “Lasso” ma anche altri oggetti con disegni floreali. I colori usati per questi manufatti sono principalmente il blu o il marrone, mentre per la rimanente produzione d’uso quotidiano, oltre al classico bianco, anche altri colori.
Poiché il mercato risponde positivamente apprezzando i loro prodotti, Angelo Pera cessa definitivamente la precedente attività edile per dedicarsi definitivamente alla produzione ceramica.
Lungo la via traversa che va all’Arno, l’odierna via Rainaldo, il Pera costruisce, accanto alla propria abitazione, una nuova fabbrica dove, nel 1872, trasferisce la sua attività.

Il mercato continua a “tirare”, come si direbbe oggi, tant’è che dagli 80 operai del 1887 la Ceramica Pera risulta averne 135 nel 1890.
Nel 1892 muore Angelo Pera, il fondatore della fabbrica, e gli succedono i due  figli, Attilio ed Oreste che già collaboravano con lui nella gestione della fabbrica.

Attilio Pera (1843-1933) e Oreste Pera (1845-1912)

Nei primi anni del novecento cominciano le prime difficoltà dovute sia alla crisi politica mondiale, con le conseguenti guerre, sia, ed in misura sicuramente maggiore, alla forte concorrenza della sopraggiunta potenza, ormai industriale, della locale Richard-Ginori (che nel 1887 aveva rilevato la Ceramica Palme).

Nel 1912 muore Oreste Pera e la sua quota passa ai suoi sei figli che ne diventano comproprietari con lo zio Attilio che detiene il rimanente 50% della fabbrica. L’attività continua con la stessa denominazione di “Angelo Pera e figli”.
Le difficoltà di mercato sono sempre maggiori a tal punto che nel 1914 risultano occupati nella fabbrica soltanto 42 operai dei 150 di vent’anni prima.

CERAMICA PERA S.a.S.: 1934 – 1951

Nel 1933 muore anche Attilio Pera che lascia la sua quota del 50% al figlio Angelo che, per motivi di salute, la cede a sua volta alla moglie Marianna Pera. Nel 1934 sono così sei i soci eredi Pera che decidono di  costituire una nuova società, la “Ceramica Pera s.a.s.”

La produzione continua con un nuovo marchio, realizzando ormai oggetti di uso corrente principalmente ceramica bianca per la casa quali serviti di piatti, insalatiere, vassoi, catini. mesci-acqua, barattoli di vario tipo, vasi da fiori, canteri, pitali. ecc.
La manodopera impiegata rimane grosso modo la stessa calando solo nel dopoguerra per arrivare a circa 30 operai nel 1951 quando i sei soci rimasti decidono di liquidare la fabbrica.

CERAMICA PERA S.d.F.: 1951 – 1954

Solo Attilio Pera, uno dei figli di Angelo e Marianna socia di maggioranza, cercherà di continuarne l’attività come “Ceramica Pera s.d.f.” ma si vedrà costretto alla definitiva chiusura della fabbrica nel 1954.
Dopo 95 anni di attività la Ceramica Pera risulta comunque essere la più longeva del settore non solo nel quartiere di San Michele degli Scalzi ma nella stessa città di Pisa.

Più numerose e dettagliate notizie, rari documenti, schemi e fotografie sono reperibili nel libro di Giuseppe Favilli, “Dal Capo Mastro Isidoro alla Ceramica Pera“, edito dalla Casa Editrice ETS di Pisa disponibile sia in formato cartaceo tradizionale che in formato ebook elettronico.